A Roma per “SottoPelle” il docufilm di Giuseppe Russo

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A Roma per “SottoPelle” il docufilm di Giuseppe Russo

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Roma, in occasione della proiezione del docufilm Sottopelle realizzato in collaborazione con l unicef.

“SottoPelle” il docufilm di Giuseppe Russo

Tra storie, volti e luoghi, un’immersione negli angoli più profondi dell’essere umano: le migrazioni si raccontano in tutta la loro complessità, trovando nel volto umano il paesaggio più bello e commovente.

Nei centri di Rionero e Tito, nel 2018, Giuseppe Russo, volontario del servizio civile di Unicef Potenza, ha incontrato i ragazzi e le famiglie e il docufilm, sempre accompagnato dalla mostra delle foto di Vittorio Onorato, è stato visto nel 2019 da oltre un migliaio di alunni e docenti nelle scuole della Basilicata, in centri sociali e culturali, e a Roma in occasione dell’assemblea annuale 2019 di Unicef Italia. “Sottopelle” è oggi un documento di Unicef Italia a disposizione dei Comitati regionali e provinciali di tutta Italia che aiuta a conoscere il dramma degli immigrati, per saper accogliere e “rimanere umani”. Gianmatteo Guglielmi, Martina Lovaglio, Domenico Romano, Giada Sannazzaro, Giuseppe Sarli, alunni della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “ Giacomo Leopardi” di Potenza sul blog della scuola “ Piccoli reporter” hanno scritto: “In questo docufilm di Giuseppe Russo racconta la triste esperienza vissuta dagli immigrati,oggi ospiti delle strutture di accoglienza di Tito e Rionero. Molte e penose sono le testimonianze di famiglie e ragazzi che hanno attraversato il deserto, per arrivare in Italia, incontrando pericoli e maltrattamenti. Testimonianza molto toccante è stata quella di Queen, che ha raccontato di essere stata violentata in Libia da molti uomini, ogni volta per quindici dinari, poco più di due euro. Commuovendosi fino alle lacrime, Queen, poi, parla della madre e del fatto che lei viva in povertà, pensiero questo che la tormenta. Altre testimonianze sono state date dalle famiglie di Mariam e Stanley e da Omar e Demba. Questo docufilm ci ha fatto capire molte cose: ci ha fatto capire che gli immigrati vengono in Italia per scappare dalla guerra e avere una vita migliore e che molte sono le violenze sulle donne e sui bambini.Abbiamo provato molte emozioni che si sono alternate nei nostri cuori: tristezza, dolore, compassione e tante altre”. “Sottopelle” è un lavoro prezioso e intenso, che mette a fuoco i problemi, le sofferenze, le contraddizioni, ma anche le qualità e le potenzialità tutt’oggi inascoltate dell’essere umano. Da “Sottopelle” emerge un collage emotivo, esistenziale, in cui nelle rughe, negli occhi, nelle espressioni di ogni donna e uomo si scorge una luce, un significato profondo, che rischiara non solo la vita della persona intervistata ma anche quella dello spettatore. Si tratta di un dialogo vis-à-vis, grazie al quale il tempo dell’altro, dello sconosciuto, del diverso, dell’in-colto si trasforma in un dialogo che inaugura una relazione non più dominata da logiche di potere e dominio, bensì di prossimità e comunanza. “Sottopelle” è un “film-corpo” che restituisce all’umanità una corporeità emotiva, violentata, frammentata, divisa, composta da modi di vita e di pensiero che costituiscono i tratti di un medesimo orizzonte. Nonostante le disuguaglianze sociali, culturali e ambientali Famakan, Demba, Omar, Queen, Bintou, Momomdoo, Makan, Douda, Mady e le famiglie di Mariam e Stanley, nei primi piani di Giuseppe Russo sono persone, anime che raccontano con parole meditate la loro indicibile sofferenza. Così ciò che accomuna tanto i protagonisti del film quanto lo spettatore sono le tonalità emotive, i sentimenti e l’esistenza stessa. Alla proiezione è seguito un ricco e interessante dibattito, coordinato con garbata professionalità dalla giornalista Mariagrazia Zaccagnino che ha visto i contributi del garante regionale per l’infanzia Vincenzo Giuliano, dello psichiatra Renato Maffione, dell’avvocato Vincenzo Perone, dell’infettivologo Luigi Armignacco e del professor Luigi Serra. I relatori hanno raccontato con partecipazione il loro vissuto con gli immigrati, “empaticamente sentiti” come persone con storie, famiglie, affetti, culture, capaci di arricchirci perchè come Demba non si stanca di ripetere “la diversità è ricchezza”.

 

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